Nel giardino della Dea Un sacerdote e una sacerdotessa furono chiamati al tempio della Dea. In un grande cerchio nel mezzo della foresta fitta di alberi essi innalzarono i loro pensieri al Cielo e richiamarono i sacri nomi, implorando udienza nientemeno che con la Signora in persona. La Dea apparì dinanzi a loro, scegliendo la forma delicata di una donna nuda, formosa, con capelli disordinati aggrovigliati con rovi e spine, fiori intrecciati attorno alle sue caviglie e polsi, una luna crescente tatuata sulla fronte. Luccicante e splendida da ammirare, la Dea si avvicinò al sacerdote e alla sacerdotessa, sorridendo a loro con un'espressione luminosa come i raggi del Sole, delicata come la soffice luce della Luna. Davanti a loro la Dea era, alta e imponente, eppure così dolce e amichevole. "Chi ha bisogno di me?" Il sacerdote e la sacerdotessa schermarono i propri occhi dallo splendore. "Ti abbiamo chiamata, Grande Madre, dalle profondità del cielo, perché abbiamo bisogno di conoscere il nostro scopo nella vita. Dicci, Grande Madre, in cosa possiamo servirti?" La figura della Dea acquistò in magnificenza e sembrò che la sua luminosità crescesse all'infinito. Ella allargò le braccia, come per abbracciare, e si indirizzò ai sui figli con voce amorosa e compassionevole. "Voi mi avete chiamato nelle lingue sacre dei vostri antenati. Voi vi siete avvicinati a me nel cerchio sacro immerso così profondamente nel mondo naturale per vedere il mio volto. Voi mi avete amato in modo così puro dalla più remota profondità del vostro cuore. Così io sono venuta davanti a voi ad illuminare le vostre menti e farvi sapere che la vostra vita non è stata invano". "Tutto il mondo è il mio corpo, e tutto il mio corpo è un tempio, risuonante di milioni di voci, ognuna delle quali è la mia voce, e milioni di sentieri, ognuno dei quali conduce a me. Ognuno di voi sarà una luce nel mio tempio, nessuna più luminosa di nessun'altra; ognuno la sua propria luca, ognuno la sua propria fiamma. E tutti assieme illuminerete tutto il mondo, e penetrerete con la luce anche nei luoghi più oscuri, in modo tale che anche le ombre riluceranno della mia gloria. Perché io sono la Grande Dea, la Custode del Cielo e della Terra, colei nota con diecimila nomi". Il sacerdote coprì la sua faccia e cadde sulle ginocchia davanti alla gloria della Dea, ma la Dea rise e gli ordinò di alzarsi. "Perché ti inginocchi a me, figlio mio?". Il sacerdote, umile di fronte alla presenza divina, abbassò la sua testa con reverenza. "Grande Madre, io sono umile di fronte a te perché tue sono la forza e la gloria e io sono solo un tuo servo". Ma la Dea rise divertita e carezzò sulla guancia il suo servo. "Io sono la stessa Dea che hai conosciuto nelle querce che perdono le loro foglie nella durezza invernale. Io sono la stessa Dea i cui occhi vedi rispondere al tuo sguardo quando lo incroci con quello della tua amante. Io sono la stessa Dea che ti bisbiglia nell'orecchio con voce portata dal vento. E dimmi, mio sacerdote, ti inginocchi forse dinanzi a queste cose, o le fronteggi con orgoglio, accettandole con gioia nel tuo cuore?". Il sacerdote fu toccato da questa rivelazione, ma la confusione ancora era in lui. "Ma Signora, queste cose che hai menzionato - la quercia che muore, l'amante che può smarrirsi e il vento che strazia il mare, divorando le navi che solcano le acque - queste cose sono volubili e momentanee. Come puoi dirmi che tu, infinita ed eterna, puoi essere rappresentata da queste cose?". La Dea sorrise al suo sacerdote e gli indicò il Sole. "Il Sole dà la luce al tuo mondo, il calore che gli occorre per portare la vita in tutti quelli che abitano sulla sua superficie. Eppure, anche il Sole un giorno si dissolverà, e il tuo mondo con esso. Ma ora, in questo momento, il Sole è il mio ambasciatore. È un ambasciatore meno importante semplicemente perché un giorno svanirà? Pensa alla mia gloria in questo modo - semplicemente come la fine di un momento del tuo piacere. Se io mi rivelassi a te come sono, tu non comprenderesti, e il mio splendore e la mia gloria, che io condivido con tutti i miei figli, sarebbero perduti". La sacerdotessa alzò le sue mani, il suo sguardo rivolto verso la Dea, compiacendosi della luce e dello splendore della sua presenza. "Grande Madre", sussurò, "Cosa dovremo dire a chi ci chiederà chi ci manda?". La Dea ci pensò su un attimo, poi rispose solennemente, "Dite loro che siete stati mandati dalle profondità della Terra e dalle altitudini del Cielo. Dite loro che la vostra Dea è l'amore e la luce della vita. E dite loro che io sono dinanzi a voi con innumerevoli apparenze". La sacerdotessa tremò pensando a ciò che sarebbe stato. "Ma cosa risponderò a chi dirà che il tuo è un sentiero di oscurità?". A questo la Dea alzò la testa e si fece una grassa risata. "Dite loro che la mia mano destra è la luce e che la mia mano sinistra l'oscurità, e che io non taglierei mai la mia mano sinistra come non taglierei mai la destra. Dite loro che entrambe le mani sono necessarie per sostenere il mondo e che la mia mano sinistra scherma il mondo dall'accecante splendore della destra". |
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